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Oltre il confine di Google: una giornata nel “Deep Web”

Oltre il confine di Google: una giornata nel “Deep Web”

 

 Una gita naif nelle profondità di Internet, tra negozi d’armi, hacker e un sacco di altre robe pazze

Qualche premessa e un disclaimer

Quello che state per leggere è un il resoconto di una gita in un universo i cui confini sono sconosciuti (e probabilmente inconoscibili) e in cui le regole non esistono. Immergersi in questo universo, la cui grandezza stimata è circa 500 volte il Web visibile e in cui i motori di ricerca non servono (quasi) a nulla, comporta il passaggio di una porta oltre la quale il confine della legalità è molto labile e i pericoli sono sul serio a portata di click.

Spiegarvi come si supera questo confine e come ci si muove là sotto non è lo scopo di queste righe. Non voglio spaventarvi troppo, ma se volete provarci anche voi preparatevi un po’ — di tutorial e istruzioni il web, quello visibile, ne è pieno — e soprattutto fate molta attenzione a dove cliccate, perché, come dicevano i latini, hic sunt leones.

Cos’è il Deep Web

Il modo migliore per capire di cosa parliamo quando parliamo di Deep Web è immaginarsi un iceberg che flotta tranquillo nell’Atlantico: ciò che vediamo è solo la parte emersa, un gran pezzettone di ghiaccio che si erge sulla superficie dell’oceano, tutto il resto — quello che c’è sotto — possiamo solo immaginarlo. Ecco, per il Web vale la stessa cosa: ciò che si vede in superficie, il Web visibile, è ciò che i motori di ricerca tradizionali — Google in primis — sono in grado di indicizzare. Intendiamoci, si tratta di una mole impressionante di pagine — tra i 60 e i 120 miliardi secondo alcune stime — ma quel che sta sotto, come per gli iceberg, lo è ancor di più.

Tra l’altro, se stabilire la dimensione esatta del Web visibile è un’impresa quasi impossibile, stimare quella del Web invisibile, o Deep Web, è un’operazione quasi folle. Anand Rajaraman, uno che di Deep Web si è occupato a lungo, cinque anni fa al Guardian ha detto:

Io penso che quella che i motori di ricerca portano in superficie sia soltanto una piccola frazione del Web. Non saprei, onestamente, a quanto ammonta questa frazione. Nessuno può fare una stima credibile di quanto sia grande. L’unica stima che conosco dice che potrebbe essere 500 volte più grande.

Si tratta di una mole inimmaginabile di materiale, e c’è praticamente di tutto. Si va dalle pagine dinamiche ad accesso riservato — mail, home banking et al — fino a siti dedicati al commercio di armi, droga ed esseri umani, dai database di studi scientifici, accademici e documenti governativi fino a forum pedopornografici o siti per commissionare omicidi. La moneta corrente, là sotto, è il bitcoin, una moneta virtuale e molto fluttuante con cui si può comprare qualsiasi cosa.

Lo scarto tra l’utilità e la legalità di una parte e la pericolosità e l’illegalità dell’altra è talmente immenso da rendere inutile qualsiasi tentativo di definizione in bianco e nero: il Deep Web, come il mondo, non è né buono né cattivo, è semplicemente immenso e in gran parte sconosciuto e ci si può trovare, come al mondo, il più depravato degli psicopatici e il più geniale degli scienziati.

In questo oceano pazzesco, come già accennato, non si può accedere né ci si può muovere usando i comuni strumenti a disposizione sul Web. Google, a questa profondità, è utile come un bilanciere da 30 chili lanciato da un elicottero su un gommone di salvataggio in mare aperto. E Facebook, o qualsiasi altro social, è decisamente meglio dimenticarselo in superficie, ché una delle cose più stupide da fare là sotto è usare i propri dati sensibili, mettendo a repentaglio il proprio anonimato, e anche la propria sicurezza personale.

Per accedere alla rete è necessario installare e configurare un programma in grado di rendere la navigazione anonima e sicura — uno strumento come Tor, per esempio — capace di accedere a pagine con un dominio che probabilmente non avete mai sentito, “.onion”, (come questo della Tor Library, per esempio, .

Per navigare e muoversi, invece, vista l’inefficacia quasi totale dei motori di ricerca che pur esistono a quelle profondità, si deve fare affidamento a delle liste compilate di link come la Hidden Wiki, o ai forum di utenti. Ma neanche così la navigazione è immediata, visto che, proprio per garantire la sicurezza e l’anonimato, le pagine cambiano molto spesso indirizzo, a volte vengono chiuse dai proprietari, dalle cyberpolizie di mezzo mondo o vengono abbattute da gruppi di hacker à la Anonymous.

Insomma, è una bella giungla e i personaggi che ci bazzicano sono di ogni tipo. Un parziale elenco non potrebbe fare a meno di citare hacker russi, dissidenti cinesi, ribelli siriani, militari statunitensi, polizie postali europee, giornalisti indipendenti, anarchici svedesi, complottisti zeitgeistiani, pedofili, assassini, mercanti d’armi e di droga, mafiosi, jihadisti, ma anche moltissimi curiosi.

10 cose notevoli che ho trovato nel Deep Web

1. Per me si va nella città dolente

Dopo aver installato e avviato Tor, dopo aver controllato che l’IP fosse effettivamente stato mascherato, la prima mossa dell’improvvido navigatore anonimo è cercare una porta di accesso a questo universo pazzesco. Di motori di ricerca non ne esistono, o meglio, ci sono, ma non servono quasi a nulla. Per cominciare il viaggio serve un punto di ingresso, e, come tutte le porte che si rispettano, anche quella del Deep Web è sovrastata da una scritta, una specie di epigrafe:

If you’re reading this, that means you have managed to reach the hidden wiki, the door of the deep web. Be careful of the sites taht you choose to visit, on each different site you will run the risk of being scammed, to be traumatized, hacked and/or discover something you never imagined existed before. Good luck. Yhis is just the door of the deep web.

Ok, non è poetica come quella dell’eterno dolore e della perduta gente di Dante, forse è pure una baggianata, ma fa il suo dovere.

2. È la porta che sceglie, non l’uomo

Come scrive Jorge Luis Borges nell’Elogio dell’ombra, «è la porta che sceglie, non l’uomo». E in questo caso pare quasi funzionare così. Non essendoci motori di ricerca per muoversi, ci si deve affidare a liste, documenti, pagine wiki come Hidden Wiki, ad esempio, compilate da utenti — chiaramente anonimi — che offrono una serie di link ordinati in categorie da copiare e incollare sul browser di Tor per trovare il cammino. E per quanto di link ce ne siano a decine, tra quelli che non funzionano e quelli che è decisamente saggio evitare di cliccare — segnati come truffe o addirittura non più attivi — la strada, o almeno l’inizio, pare quasi segnata.

3. 10 testoni per una cittadinanza americana

Diciamolo, l’impressione che si ha cliccando sui primi link a disposizione sulla Hidden Wiki che promettono compravendita è la sensazione della fuffa: tutto ciò su cui si capita sembra posticcio e finto, e probabilmente è proprio una sorta di grande trappola per gonzonauti. Non definirei in altri modi qualcuno disposto a pagare a un venditore anonimo e completamente sconosciuto 10mila dollari per incrociare le dita e aspettare che un postino gli recapiti la sua carta verde, l’assistenza sanitaria, la patente, il certificato di nascita e tutto il cucuzzaro per diventare a un cittadino americano. Intendiamoci, non ho molti dubbi sul fatto che si possano trovare cose del genere nel web profondo, ma dubito seriamente che sia così facile.

Se invece vi piace di più l’accento british c’è anche la possibilità di trovare passaporti britannici, naturalmente personalizzati.

4. Armi, sigarette, partite di calcio truccate

Decine di altri siti propongono merce di ogni tipo, ma l’aspetto e la facilità di accesso fanno pensare che anche questi siano solo trappole per improvvidi visitatori curiosi.

5. Il gran bazar delle droghe

Con qualche ricerca e qualche passaggio in più si può scostare il velo della fuffa e iniziare a vedere qualcosa di più serio. Una volta c’era il celebre Silk Road, mitico sito di e-commerce sulle cui pagine si poteva comprare veramente di tutto. Ora che Silk Road è stato chiuso, i suoi figliastri sembrano aver proliferato. Dall’aspetto, ma soprattutto dalla presenza di protocolli di verifica dei venditori, questi siti sembrano più “affidabili”. I prodotti che vendono, invece, restano completamente illegali.

6. 50 ora, 50 a lavoro fatto

Quasi tutti questi negozi, forse proprio perché accessibili senza eccesivi sforzi o conoscenze informatiche particolari, applicano una bizzarra strategia per convincere i compratori a fidarsi e chiedono ai propri clienti una di quelle cose che si sentono soltanto nei film americani di gangster: al momento dell’acquisto si paga la metà, l’altra metà la si salda al momento dell’arrivo della merce.

6. Gli Illuminati, since 1776

Sì, c’è anche il sito di quei simpaticoni degli Illuminati, per entrare però bisogna registrarsi. Io ho vinto la curiosità e non l’ho fatto, ma nel caso dovrebbe bastare inventarsi un nome utente e una password. Una precauzione: non usate le vostre password normali e preferite codici alfanumerici, non si sa mai.

7. Se c’è il New Yorker non tutto è perduto

Tra i mercanti d’armi e quelli di droga, tra potenziali pagine di pazzi scritteriati, di illuminati o di complottisti professionali c’è anche un approdo amico: si chiama strongbox ed è l’antenna che la redazione del New Yorker ha piazzato qua sotto per intercettare segnalazioni anonime, documenti scottanti, leaks o semplicemente racconti di gente troppo timida per mettere una firma ai propri lavori. Capitarci, a un certo punto, è stato un bel momento, un po’ come quando si torna da un lungo viaggio e, varcata l’ultima frontiera, si risente la propria lingua, si torna a capire ciò che dicono tutti, non si è più stranieri.

8. Questo messaggio si autodistruggerà in 5, 4, 3…

Un’altra di quelle cose che si vedono solo nei film, ma questa volta di quelli con James Bond: i messaggi che si autodistruggono. Il sistema è molto semplice: una volta scritto il messaggio lo si mette su una pagina che viene creata apposta e il cui link è accessibile ua volta sola. Poi sparisce, e il gioco è fatto.

9. Ma infatti!

La prova che smentisce chi descrive le profondità della rete come un luogo frequentato soltanto da pedofili, hacker e terroristi, è la presenza di infiniti depositi di ebook, di testi html, txt, doc e pdf di ogni tipo. Io, per esempio, sono capitato sui vincitori dei Premi Pulitzer, ma sono sicuro che si può fare di meglio.

10. Benvenuto nella watchlist!

Per concludere, insomma, l’impressione che si ha navigando, ingenuamente e a casaccio, in quel che chiamano Deep Web è un po’ quella che si potrebbe provare giocando con una demo limitatissima di un gioco pazzesco. È chiaro che lì sotto c’è un sacco di roba e un sacco di persone dal molto pericoloso al molto interessante, il problema è che richiede tempo, applicazione, conoscenze e, soprattutto, un obiettivo preciso verso cui puntare.

Se no capita, come a me, di sentirsi presi un po’ in giro, come se quelle pagine fossero state messe lì apposta da chi quella rete la usa abitualmente, giusto per divertirsi con i turisti del deepweb, per guardarli mentre si muovono a casaccio e farsi delle gran risate.

E chissà, magari è veramente così.

Via

libro vita da hacker