Logo Design – Analisi dei loghi più celebri al mondo e cosa nascondono
Non ci avrete mai fatto caso: i loghi delle grandi aziende, entrati prepotentemente nella nostra vita, contengono spesso messaggi nascosti, subliminali, ma con un significato ben preciso. A volte sono difficili da individuare, nascosti nei colori, nelle forme e nei simboli
Cosa è un “Logo”
Un logo (abbreviazione di logotipo; plurale “loghi”, dal greco λόγος – logos che significa “parola” e τύπος – typos che invece significa “lettera”) è la scritta, che solitamente rappresenta un prodotto, un servizio, un’azienda, un’organizzazione, un gruppo musicale o altro ancora; tipicamente è costituito da un simbolo o da una versione o rappresentazione grafica di un nome o di un acronimo che prevede l’uso di un lettering ben preciso.
Varie tipologie di Loghi
Un logo professionale permette di riconoscere l’azienda a cui si riferisce con effetto quasi immediato. Compito del logo è quello di ispirare fiducia e superiorità rispetto a un altro marchio. Si tende inoltre ad accompagnare il logo con uno slogan, chiamato payoff, che aiuta a rafforzare l’identità del marchio (ad esempio: Nike – Just Do It).
Esistono diverse tipologie di logo che possono anche essere usate contemporaneamente nell’ambito del marchio:
- logotipo: è il segno grafico il cui referente è un’espressione fonetica, è un marchio scritto pronunciabile, per esempio il logotipo «Wikimedia»;
- pittogramma: è un segno iconico il cui referente è un oggetto o una classe di oggetti, un aspetto o un’azione che l’oggetto può esprimere;
- diagramma: è un segno non iconico, o comunque con un basso grado di iconicità, e può pertanto non avere alcun richiamo alla realtà (per esempio: il panda del WWF o il coniglietto di Playboy).
Alcuni loghi corporate come non li avete mai visti.
Di certo lo conosciamo tutti, e di certo ci saremo anche accorti della freccia gialla/sorriso, simbolo lampante della soddisfazione del cliente. Chissà quanti, però, hanno fatto caso alle lettere coinvolte nel suo percorso.
Chiarissimo il significato: da noi si trova di tutto, dalla a alla zeta.Quello di FedEx è uno degli esempi più famosi, per quanto riguarda lo studio dei messaggi subliminali nei loghi corporate, soprattutto per la disinvoltura con cui, nel caso specifico, il messaggio stesso viene celato. Nessun artificio, infatti: soltanto una freccia generata dallo stesso font, visibile tra la “e” la “x”, e simbolo naturalmente di movimento ed efficienza.
Le due T al centro vi fanno forse venir fame? Tutto nella norma. Il brand di tortillas Tostitos nasconde infatti nel suo logo le sagome di due amici che condividono chips e salsa. Grandiosa la capacità del logo di trasmettere, con la sola forza dell’immagine, sentiment di “friendship” e “togetherness”.
Un gorilla e un leone che si osservano o il profilo di un albero?Lo zoo di Pittsburgh azzarda con il paradosso delle figure reversibili restituendoci un’immagine che sa di natura al cento per cento.
Toblerone, azienda famosissima soprattutto per i torroni, ha sede a Berna, notoriamente definita “The City Of Bears”. L’omaggio nascosto alla capitale svizzera si riscopre nella sagoma dell’orso, abilmente incorporato nelle linee della montagna.
Digitale e analogico si fondono alla perfezione nel famosissimo logo dei portatili Sony.
Se infatti le prime due lettere rappresentano in realtà il segnale analogico di base, la “i” e la “o” richiamano rispettivamente l’1 e lo 0 del codice binario. Uno dei pochi in casi in cui è stato il logo a dare il nome al brand.
Prima di essere acquistata da Oracle, Sun era un importante produttore di computer. Il suo logo, un ambigramma perfetto, può essere letto da qualsiasi direzione. L’immagine, sorprendentemente, include solo una lettera (la U).
Leggermente più astratto rispetto agli altri esempi, il logo del Tour de France trasmette un’incredibile sensazione di movimento “attivo”.Quella che a prima vista sembra una scritta con lo sfondo del sole contiene in realtà le forme stilizzate di un ciclista in azione.
Un logo “minore” ma stilisticamente splendido: la postura del corpo della ragazza è solo un pretesto per delineare la sagoma della mappa australiana.
Più che un messaggio subliminale, una vera e propria case history.
Cosa accadrebbe se Coca-Cola e la Danimarca (statisticamente il Paese più felice del mondo) diffondessero gioia insieme? La sfida della beverage company più famosa del mondo si traduce in un ambient basato su un assunto tanto semplice quanto geniale: la bandiera danese può essere scorporata dal logo Coca-Cola.
Come i colori di un Logo influenzano i consumatori
Il colore determina per l’80% la riconoscibilità di un marchio: pensate al rosso e vi verranno probabilmente in mente la “C” di Coca Cola e l’etichetta delle scatole di Lego, ma anche, per rimanere su marchi nazionali, il cavallino della Ferrari, la sigla della Coop o la “S” dell’Esselunga. Se si vuole lanciare un prodotto, un sito o una start-up totalmente innovativa e originale, è preferibile optare per una tonalità di colore poco usata o non immediatamente associabile a un altro brand.
I consumatori impiegano circa 90 secondi per elaborare un giudizio su un marchio e poiché la vista è il senso più sviluppato negli esseri umani, il 90% dell’attenzione che riserviamo a un logo è catturata dal suo colore.
Rilevazioni elettroencefalografiche (EEG) effettuate su persone intente a esprimere una preferenza di colore hanno mostrato come l’attivazione cerebrale in risposta al proprio colore preferito (o a quello che attira di più lo sguardo) avvenga ancora prima che rivolgiamo consciamente la nostra attenzione su un marchio o un oggetto. La tonalità di un prodotto in commercio, in altre parole, colpisce il nostro cervello prima ancora che decidiamo di guardare quella merce.
Ma quali emozioni comunicano i vari colori? Perché gli interni e il packaging di Mc Donald’s e Burger King sono dominati dal rosso, mentre le nuove banche tendono a scegliere il giallo o l’arancione? Quali sono i colori che ci spingono a comprare?
Quando invece si vuole strappare la stessa fetta di pubblico alla concorrenza, si scelgono di solito colori analoghi, magari di sfumature leggermente diverse: pensate al pulsante “share” di Twitter e di Facebook, o alla scelta – ma in questo caso si è trattato di un pesce d’aprile ben architettato – di cambiare l’intero design di Gmail tingendolo di blu (lo scherzetto è stato poi trasformato in un’estensione dedicata al browser Chorme, scaricabile gratuitamente dal Chrome Web Store).
I colori più usati dai 100 brand più popolari al mondo sono blu (nel 33% dei casi), rosso (29%), grigio o nero (28%) e giallo o oro (13%); il 95% delle grandi marche utilizza solo uno o due colori nel proprio logo.