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Il narcisismo digitale: la mania del “LIKE” come patologia e l’egosurfing

Il narcisismo digitale: la mania del “LIKE” come patologia, l’egosurfing e quella maniacale insoddisfazione se non ottieni abbastanza “like”

Avete mai avuto quella sensazione di insoddisfazione quando la vostra foto su Instagram non ottiene abbastanza “like”? Avete mai pensato in maniera eccessiva a cose carine da pubblicare che potessero piacere a tutti i vostri amici? Avete mai invidiato un amico che riceve più “mi piace” di voi? Non siete gli unici.

Il narcisismo indica una condizione psicologica ma anche culturale e sul piano personale esso assume sia connotazioni sane che patologiche: parliamo di un narcisismo sano o “normale” quando l’investimento su se stessi è sinonimo di autostima e di amor proprio; esso invece, diviene patologico quando l’amore è diretto solo verso se stessi e si è incapaci di rivolgere la propria affettività ad altri. Da un punto di vista culturale, invece, il narcisismo corrisponde ad una mancanza di valori, di superficialità e di senso di umanità che porta gli individui a disinteressarsi a ciò che li circonda. La nostra società è caratterizzata da una cultura narcisistica in cui si è devoti ai mezzi di comunicazione di massa elettronici, i quali si incentrano su immagini superficiali ignorando sostanza e profondità. Con il termine Narcisismo digitale si fa riferimento all’apparire e all’esibirsi sul web con propri scritti, foto, video e messaggi. Ad alimentare il narcisismo digitale vi è l’Ego-surfing, il cui termine deriva dall’inglese to surf, ossia navigare, termine che è entrato nell’Oxford English Dictionary nel 1998.

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Il termine egosurfing

Il termine egosurfing è utilizzato per descrivere l’atto di inserire il proprio nome in un motore di ricerca web al fine di valutare la propria presenza e rilevanza su Internet. Il termine, che deriva dall’inglese (to surf = navigare) e che è entrato nell’Oxford English Dictionary nel 1998, viene utilizzato anche nell’ambito della cultura Internet italiana. Inoltre con egosurfing si può indicare l’atto di valutare congiuntamente l’importanza del proprio nome e del proprio sito web o blog.
L’ego-surfing non è altro che la ricerca smodata d’informazioni su se stessi; di solito sono stati usati per tale scopo i soliti motori di ricerca quali: google, libero ecc., ma adesso che il fenomeno dell’ego-surfing dilaga sono disponibili on-line motori di ricerca appositamente creati per controllare la propria presenza in rete. Tra questi motori di ricerca vi è l’Egosurf, che consente di inserire il proprio nome e l’indirizzo del proprio sito web o blog; vi è poi l’ODOS, che consente di misurare il proprio status on-line e consiste nell’inserire i propri profili di social network: il sistema elabora automaticamente un punteggio ricavato non solo dalla presenza on-line dell’utente ma dalla frequenza delle attività. I creatori di Odos affermano che lo scopo del servizio è quello di aiutare gli utenti a prendere dimestichezza con il proprio status digitale affinché essi possano difendersi dagli abusi. Magnocavallo, il creatore di BlogsBabel, uno dei più importanti siti che classicizza i blog italiani, sostiene che sono proprio i blogger ad essere soggetti al narcisismo digitale, i quali soffrono, intavolano discussioni e gioiscono in base alla posizione che occupano nella classifica di BlogBabel. Secondo lo studio condotto dal Pew Internet & American Life Project almeno un navigatore su due ricerca il proprio nome su un motore di ricerca al fine di valutare la propria rilevanza in Internet.
Questo dato risulta preoccupante in quanto il narcisismo digitale può portare all’emergere di alcune patologie, quali la depressione per l’assenza di popolarità sul web o l’esaltazione dovuta alla presenza e fama sui motori di ricerca.

Un altro fenomeno che meriterebbe ulteriore approfondimento è l’uso del web (è in particolare di fb) come “auto-cura” di ferite narcisistiche che alcune persone fanno più o meno coscientemente. Mi sono personalmente imbattuta in diversi casi nel periodo della mia frequentazione “osservativa-partecipativa sul web, ho potuto constatare che spesso si crea un circolo vizioso, si verifica ciò che diceva Karl Kraus della psicoanalisi

“è quella malattia mentale di cui crede di essere la terapia.”

Sei maniaco dei “MI PIACE”?

I social network sono fantastici. Sono una fonte di notizie importanti, vi fanno avvicinare ai vostri amici e vi danno l’opportunità di restare in contatto con persone provenienti da ogni parte del mondo. I vostri amici sono lontani? C’è Facebook che vi aiuta a parlare con loro. Qualche volta vi siete chiesti che fine abbia fatto un vostro caro amico/a? Aprite la sua pagina Facebook o Instagram e date un’occhiata!

Ma non tutti pensano agli aspetti negativi dell’uso dei social network. In primo luogo, vi fanno sprecare tempo. Avete mai calcolato quanto tempo passate su Facebook? Io più o meno 50 minuti al giorno. Avrei potuto imparare un’altra lingua se non avessi passato il mio tempo a socializzare.

In secondo luogo, spesso ci preoccupiamo molto di come possano reagire le altre persone a quello che postiamo sui social. Avete mai avuto quella sensazione di insoddisfazione quando la vostra foto su Instagram non ottiene abbastanza “like”? Avete mai pensato in maniera eccessiva a cose carine da pubblicare che potessero piacere a tutti i vostri amici? Avete mai invidiato un amico che riceve più “mi piace” di voi? Non siete gli unici…..

Credits: 

libro vita da hacker