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Undici milioni di auto Volkwsagen con il software #truccato

La casa automobilistica tedesca accantona 6,5 miliardi di euro per coprire costi e multe.

E’ bufera sulla Volkwsagen, accusata dagli Stati Uniti di aver barato sulle emissioni delle proprie vetture grazie all’utilizzo di un software in grado di eludere il reale inquinamento dei suoi motori 4 cilindri diesel, montati anche sulle Audi, dal 2009 a oggi e commercializzate in America come “diesel pulito”. Gli Usa hanno chiesto ed ottenuto lo stop immediato alla vendita di circa 500mila vetture di questi modelli.

La sofisticata centralina, secondo l’Epa (l’agenzia federale per la protezione ambientale) è stata montata volutamente dalla casa madre e si attiva solo quando l’auto viene sottoposta ai test anti-smog. Terminati i quali torna a quelli effettivi: cioè molto superiori.

A poco sono servite le scuse della Volkswagen, che ha avviato un’indagine per far luce sull’accaduto che, afferma l’ad, “ha tradito la fiducia dei nostri clienti”. In Borsa il titolo tedesco è arrivato a cedere fino al 22,2%, bruciando intorno ai 16 miliardi.

L’AZIENDA SI DIFENDE  «Non ho ancora tutte le risposte alle domande, ma stiamo mettendo tutti i fatti sul tavolo e si lavora intensamente» per fare chiarezza ha replicato Winterkorn apparso nuovamente oggi, visibilmente contrito, in un videomessaggio sul sito della Volkswagen, dove ha ribadito: «Mi dispiace infinitamente per questa rottura della fiducia. Le irregolarità sui motori diesel sono il contrario di tutto ciò per cui sta Volkswagen». E ancora «mai più manipolazioni del genere», ha detto, chiamando per nome il reato di cui si è macchiata l’azienda che ha aggirato le norme antismog facendo ricorso ad un sofisticato software in grado di alterare i risultati dei test sulle auto. L’accusa per la quale negli Usa si è aperta una inchiesta penale ed è stato chiesto di ritirare 500 mila veicoli dal mercato. Ma Winterkorn ha anche tentato di difendere l’azienda sana: «Molto viene messo in dubbio in questo momento, lo capisco. Ma sarebbe sbagliato che per i brutti errori di pochi finisse nel sospetto generale il lavoro duro e onesto di 600 mila persone. Questo la nostra squadra non lo ha meritato. Perciò vi chiedo e vi chiediamo di continuare a riporre fiducia nel nostro percorso».

EUROPA IN CAMPO  Dopo gli Usa, anche l’Europa vuole chiarezza e corre ai ripari e, a partire dall’Italia, comincia ad avviare inchieste e pensa a misure analoghe a quelle americane come lo stop alle vendite. Mentre le associazioni dei consumatori sono in rivolta, la Commissione Ue, che non ha poteri per aprire un’inchiesta europea, chiede il rispetto delle norme e agli stati membri di vigilare, ricordando che già dal 2016 saranno in vigore nuovi test su strada per le emissioni. «Dobbiamo andare sino in fondo», ha promesso Bruxelles, precisando che, date le indagini tuttora in corso sia negli Usa che in Germania, per ora «è prematuro» dire se in Europa siano necessarie «misure immediate di sorveglianza specifiche». «Per il bene dei consumatori e l’ambiente, abbiamo bisogno della certezza che l’industria rispetti in modo scrupoloso i limiti delle emissioni», ha avvertito la portavoce al mercato interno Lucia Caudet, «abbiamo preso la questione molto sul serio».

PALLA AGLI STATI  A chiedere subito un’inchiesta Ue è stato il ministro dell’economia francese Michel Sapin, ma anche i consumatori europei del Beuc. Sebbene sia la Commissione a fissare le regole su procedure di controllo e limiti delle emissioni, è però competenza degli Stati membri applicarle e compiere le verifiche necessarie. Da qui l’invito rivolto da Bruxelles alle autorità nazionali di omologazione a «essere particolarmente vigili e rigorose», e la convocazione immediata di una riunione straordinaria a inizio ottobre. Va quindi in questa direzione la decisione dell’Italia presa dal ministero dei trasporti di avviare un’indagine, interpellando sia l’omologatore tedesco Kba che Volkswagen, e di chiedere chiarimenti da parte del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Con la richiesta, «qualora necessario», di «assumere analoghe iniziative già intraprese per il mercato americano» quali il blocco delle vendite e il ritiro dei veicoli già commercializzati «anche a tutela dei consumatori italiani». Le verifiche, ha in ogni caso assicurato il sottosegretario Claudio De Vincenti, saranno fatte «in tempi rapidi». Intanto anche il ministro dell’ambiente francese Segolène Royal ha annunciato l’apertura di una «inchiesta approfondita» su Volkswagen, chiedendo pure «ai costruttori nazionali di verificare che tali atti non avvengano in Francia». E persino la Corea del Sud ha avviato un’indagine sulle auto diesel Vw.

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